I contenuti e l’impostazione di questo libro partono da diversi spunti.
In primo luogo nascono e si radicano nelle parole delle donne che ho incontrato in tutti i miei anni di attività di formazione e consulenza. Sorgono dai problemi che ho raccolto, dalle
storie che ho ascoltato, dalle frequenti lacrime che ho visto spuntare negli occhi di giovani che non sapevano come affrontare un capo ingerente o una collega cattiva. Episodi e vicende che mi sono stati descritti nel corridoio di un’azienda, quasi in modo carbonaro, o ai margini di una attività formativa o di un convegno, piuttosto che in ordinate e riflessive sessioni di sviluppo individuale.
A questi racconti ho cercato di dare una forma, cercando di cogliere e condividere gli elementi trasversali a quelle
esperienze per meglio comprenderne le dinamiche individuali ed organizzative
che li hanno generati.
Un primo obiettivo è dunque di fornire alle mie lettrici e a qualche volonteroso lettore degli spunti di confronto della loro esperienza, spesso attraversata da grandi difficoltà
quotidiane e da fatiche di non facile sopportazione. Emergono dai luoghi di
lavoro molti segnali di un disagio che non dovrebbe avere ragion d’essere in un
paese sufficientemente ricco, dove la popolazione mediamente ha superato la
soglia del bisogno.
Il secondo obiettivo è quello di riorganizzare queste esperienze in un quadro di lettura organizzativo. Quando si vivono dei disagi nel mondo del lavoro sorge spontanea la domanda se la cura può essere individuale, lasciata alla buona volontà dei singoli, oppure se
sarebbe necessario un intervento più ampio, che abbia come oggetto le regole o,
ancora, che si ponga il compito di modificare le culture condivise. Pur sapendo
che non può esistere a questa domanda una risposta certa, in quanto le due
dimensioni, quella individuale ed organizzativa, sono sistemicamente legate,
credo possa essere utile cercare di prendere le distanze dalle proprie
soggettive problematiche ed analizzare in un contesto più ampio, mettendo in
campo una competenza, quella di enactment, ovvero di intervento attivo sul contesto, per modificarlo in senso positivo.
L’ultimo obiettivo è quello di fornire alle donne delle indicazioni concrete sul come affrontare le
specificità femminili nel mondo del lavoro, aumentando la loro auto efficacia.
In alcuni casi sono delle semplici constatazioni, oppure la messa in comune di
prassi sperimentate da alcune. A volte, sottolineo alcuni spunti di autocritica
che non tutte condivideranno, ma che, a mio parere, è necessario affrontare per
supportare l’ingresso delle donne nelle posizioni di potere. Alcuni comportamenti femminili, troppo duri e maschili, ad esempio, oppure
perennemente polemici, non aiutano a dare un’immagine matura ed affidabile,
come invece sono la maggior parte delle donne che lavorano.